Contatti
Laturo (Lu Lature in dialetto teramano – area ascolana) è una frazione del comune di Valle Castellana in Provincia di Teramo, compresa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Laturo non ha strade di accesso carrabili ed è raggiungibile solo a piedi da sentieri. Consultare la sezione del sito “come arrivare“. L’accesso più agevole è quello dalla Frazione Olmeto, il sentiero parte dal piccolo nucleo abitato di Valzo
Email: info@borgodilaturo.it
Contatto telefonico: tel. 335 7812774
Pagina Facebook: Borgo di Laturo
Gruppo Facebook: Borgo di Laturo
Presidente della Associazione Amici di Laturo, Ideatore ed instancabile motore del progetto per il recupero di Laturo.
Il suo curriculum e alcuni interessanti articoli sul borgo li trovate su “Dicono di noi” e su mountain-fitness.it
tel. 335 7812774
L’amore per Laturo
Inizia tutto in un ottobre di 8 anni fa (anno 2010), quando in solitaria e di corsa mi avventuro per i richiusi sentieri del pre-appennino dei Monti Gemelli, inanellando un percorso alla scoperta di Laturo partendo da Olmeto fino poi a Collegrato. Il luogo è ricchissimo di boschi completamente disabitati per chilometri, lontano dalla civiltà su ogni fronte e Laturo era nel mezzo di quella natura selvaggia. Mi meraviglio subito dell’assenza di strada e anche di una mulattiera, o meglio: un sentiero esiste ma non è indicato, è completamente richiuso dalla vegetazione e pieno di rovi. Con enorme difficoltà, amante della wilderness (termine inglese per definire luoghi non antropizzati dove ancora risulta bello potersi perdere), arrivo a Laturo seguendo i vecchi piloni della corrente elettrica. Entro nel viale quasi in ginocchio tanto i rovi e le infestanti mi assediavano dovunque. Cerco di fiutare un’uscita, e presto arriva la sorpresa e la meraviglia di quello che vedevo davanti a me: le prime case in lontananza del borgo fantasma. Inquietante, irreale, nessun rumore.Tutto taceva sotto metri di rovi mentre l’inverno stava arrivando. Mi prometto di tornare. Passano 6 mesi. Da lì in poi, non so quale folle molla mi abbia spinto, ma non mi limito più a fotografare come fanno i pochi che arrivavano al Borgo di Laturo , ma inizio a sentirmi in dovere di aiutare quel mondo e quel borgo a rinascere. Un po’ come avessi sempre avuto le mie radici in quel grappolo di case poste a 900 metri, mai raggiunte da strada carrabile. Successivamente torniamo a piedi da Olmeto, poi da Settecerri. Portiamo roncole, asce, macete. All’inizio eravamo in 2 o 3 amici, poi vado da solo, per tutto giugno e luglio, a riaprire il sentiero e poter accedere al viale del borgo abbandonato e alle sue case. Cocenti giornate passate a lavorare 2, 3, 4 ore, con seghe a mano, a tagliare, sfoltire, aprire, allargare. Il resto del tempo dedicato a riposarmi e capire qualcosa dell’antichissima rete di sentieri dell’area.insomma si lavorava, si sognava, si spostavano le pietre e si esploravano anche i fiumi e i fossi, unica risorsa idrica. Ammiro la splendida orografia del luogo solitario e selvaggio. Dopo avere in lunghissimi mesi riaperto a mano tutto il viale, segando, quando serviva, anche grosse piante di acacie schiantate dalla neve, arrivo al nucleo centrale del borgo. E’ stato a quel punto che ho capito che la mia scelta di una residenza in montagna(rifugio per l’anima) cercata e voluta in quegli ultimi 3 anni, si concretizzava in quell’angolo sperduto di mondo così affascinante da far venire i brividi. Da quel giorno in poi è stato un crescendo di esperienze, emozioni, delusioni, pianti e convivi. Sport, lavoro, amicizie che si sono incrementate e rafforzate sempre più.Nel 2012 lavoriamo alla costituzione della Associazione “amici di Laturo”, per poter iniziare ad acquistare delle case e restaurarle e salvare il piu possibile la fisionomia di quel borgo abbandonato e in rovina. L’associazione è no profit e cresce di anno in anno grazie agli eventi organizzati, ai giornalisti, agli amici e altri soci che si sono voluti unire nell’avventura di salvare Laturo e restaurare piu case possibili, nella speranza che il nostro impegno potesse diventare un volano per gli altri borghi abbandonati nella montagna abruzzese.
Non avrei mai creduto che una delle piu’ grandi sfide della mia vita si potesse concretizzare. Ridare vita ad un borgo in totale abbandono e sepolto da metri di rovi. Farlo tornare a respirare. Di nuovo meta di appassionati, curiosi, trekkers, eredi. Ormai al centro delle chiacchiere dei valligiani. Notizia sui blog e esperti del settore. Non solo ripulito, ma intrapreso un percorso che durera’ anni, forse una vita.
Comprato un rudere assieme ad amici, restaurato con una sapiente edilizia conservativa. In progetto un’associazione, un’idea di recupero e di vita alternativa. Una fuga per il fine settimana oppure un ritorno alle origini, dove la cultura montana prevale e vince sulla monotona e fallimentare vita consumistica moderna. Insomma la nostra personale crociata ha avuto dopo 14 mesi di durissime battaglie i suoi frutti.
Un po’ come salire 10 volte l’everest e non stanchi, ripartire. Prostrati dalla fatica, disperati dalle avversità e dalla difficoltà di intraprendere qualsiasi cosa in un luogo simile, nonostante tutto, ogni tassello si sta incastrando
Federico Panchetti
Vicepresidente, proprietaria di Casa La Lanterna
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